C’è una casa, nel cuore di Alberobello, in cui abita una coppia di anziani.
Vivono lì dalla vita, questa è il loro nido d’amore da sempre.
C’è una casa, nel cuore di Alberobello, in cui abita una coppia di anziani.
Vivono lì dalla vita, questa è il loro nido d’amore da sempre.
Non è il tipico trullo, come ci si potrebbe aspettare da questo paese, ma un imponente palazzotto su più piani, con il tetto a punta, o meglio, con il tetto a cummersa. La cummersa – molto diffusa nella vicina Alberobello – è un tetto spiovente a falde di pietra, ottenuta con la sovrapposizione di “chiancarelle” calcaree, di cui il terreno della Valle d’Itria è ricco. Il principio è lo stesso di un trullo: spietrare scampoli di terra per renderli coltivabili per riutilizzarli, creando delle vere e proprie abitazioni.
Con questo ingegno, misto a intuito, abbiamo avuto modo di confrontarci proprio qualche mese fa, quando l’anziana coppia di coniugi ci chiese di restaurare il tetto oramai in pessime condizioni: all’epoca non sapevamo ancora cosa avremmo scoperto.
Dopo un primo sopralluogo, infatti, capimmo che quelle chianche – sì malconce, ma ancora tutte lì, ben incastrate – erano su quel tetto da oltre 200 anni, testimoni di un antico sapere che conservava in maniera tangibile i segni di quelle genti che sono state.
Per recuperare il tetto a cummersa abbiamo utilizzato l’antico metodo dello scuci e cuci, utilizzando nuove chiancarelle solo ed esclusivamente dove era indispensabile; abbiamo completato l’opera restaurando le antiche canne fumarie e l’intera facciata, ripulita dal vecchio intonaco. Abbiamo così recuperato l’antica pietra, scegliendo di lasciarla a vista, dipingendola di latte di calce.
Un progetto che ha richiesto tre settimane di duro lavoro, ma il cui risultato ha ripagato di ogni sforzo.